Pokémon Writings, one shot, aforismi

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L'ele_crazy_tamagotchi
view post Posted on 18/5/2015, 23:27




Un "lamento blues", o forse new age, per uno stile che ho cercato di abbandonare.

***


«Riguardati.»
Trame di convenevoli affastellate in uno sguardo perduto altrove. Intessute da una voce ctonia, nelle profondità di un dispiacere antico.
«Tornerò.»
Nessun gioco di sguardi, nessuna intesa, nessuna iride infissa sul muro della memoria. Solo un'oscurità meschina lanciata sul viso da un pittoresco tramonto, indifferente ed esibizionista al di là della sponda del Belvedere.
Che quadro perfetto per un addio: un'aulicità che non lascia spazio che a se stessa, e fa sentire soli.
Refuso, un "tornerò" è troppo insignificante per essere un addio. Si nasconde codardo dietro all'indeterminatezza del tempo e niente fa intendere se non una promessa compiacente ed effimera.
«Chissà se anche Cheren e Bianca se lo sono sentito dire.»
La testa arruffata si alzò e si sporse, permettendo a Nate di vedere, ridisegnate dalle luci calde, le lascive linee di tristezza sul volto di Hugh, prima che le ombre calassero di nuovo il loro sipario. Silenzi lunghi e respiri sottili, ammutoliti da un groppo alla gola.
Nate non comprese, e si sentì egoista nella razionalità di un sermone che conta gli anni come noccioli di ciliegie, con la frettolosa impressione che siano pochi, con la riecheggiante e solita promessa fatua ma doppiata. Non comprese le ragioni di quella mestizia, rivelata in tutta la sua disarmante sincerità dalle ultime luci del giorno. Non comprese, e il piccolo osservatore ne uscì sconfitto, senza prove, senza intuizioni, senza parole di conforto. Davanti a quello splendido panorama noncurante.
Quanti altri ne avrebbe visti, Hugh, a incorniciare storie in dischetti imparate a memoria, nel buio di una stanza piccola, intervallato dalle luci del televisore.
Sempre lo stesso volto, lo stesso giovane attore protagonista. E sempre lo stesso rimorso: quello di non possedere alcun filmato, seppur non preannunciato da grandi sigle e non accarezzato da concitate colonne sonore, in cui ritrovare Nate solo come Nate, e ricordarlo con le espressioni che non avrebbe mai impresso su un artificio cinematografico, e risentirlo accatastare quelle sue parole incerte ma non scritte da qualcun altro. E di nuovo la paura del tempo che, forte nella retorica, avrebbe potuto convincerlo che ciò che era stato impresso era in realtà vero e che i ricordi del vissuto -ah, no, questo no, nessuno, nessuno a parte me ha sentito la sua pelle fremere sotto la presa di queste mie mani negli ultimi, disperati tentativi di trattenerlo, no, questo voglio sia mio e solo mio- sarebbero presto svaniti, convinti dell'efficacia di un rimpiazzo di più facile attingimento.
Ma ci avrebbe provato, Hugh, ci avrebbe provato a ricordare, certo di una cosa soltanto: se era vero che un solo viaggio entro contenuti confini li aveva cambiati entrambi, la distanza avrebbe lavorato in modo imperscrutabile, e solo grazie ad un temuto ma atteso ritorno avrebbe scoperto che cosa, del suo amico, il mondo gli avrebbe restituito.



CITAZIONE
"Parlavano di re, di imperi e di guerre lontane
sovrani sepolti dai tesori veri o presunti
in un nastro di cellulosa, di luci e di «ciak».

Piccolo principe, non senti quanto tutto è vano dentro la trappola degli anni trascorsi?"

--- Variatio:
CITAZIONE
Parlavano di re, di imperi e di guerre lontane
di sovrani sepolti da tesori veri o presunti
in un nastro di cellulosa, di luci e di «ciak».

Piccolo principe, non senti quanto tutto è vano dentro la trappola degli anni trascorsi?"
 
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